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OLP
(Organizzazione per la liberazione della Palestina). Fondata su iniziativa di Ahmed Shukeiri nel corso del primo Congresso nazionale palestinese (maggio 1964) a Gerusalemme, come espressione dei regimi arabi che intendevano condizionare dall'interno il movimento palestinese, dopo la disfatta nella guerra dei Sei giorni (1967), la sua natura mutò radicalmente: non più singola organizzazione contrapposta ad altre analoghe, quali al Fatah, la Saika, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina ecc., ma struttura unitaria dell'intero movimento palestinese, aperta non solo a tutti i gruppi della guerriglia, ma anche alle diverse associazioni sindacali, professionali e culturali. Il cambiamento fu sancito nel febbraio 1969 con la nomina alla presidenza della nuova Olp di Yassir Arafat, già capo di al Fatah. All'originario obiettivo strategico dell'Olp, sancito nella Carta nazionale palestinese del 1964 (modificata nel 1968), auspicante l'edificazione in tutta la Palestina di uno stato unitario, laico e democratico, si sostituì poi quello più realistico mirante alla creazione di uno stato arabo in Cisgiordania e nella striscia di Gaza in pacifica convivenza con Israele. La rivolta popolare in Palestina (intifada) e la rinuncia della Giordania alla sovranità sulla Cisgiordania (1988) consentirono all'Olp di proclamare, anche se solo formalmente, la costituzione dello stato di Palestina. In seguito il riconoscimento dello stato di Israele e la moderazione politica dimostrata, tranne nel caso dell'appoggio dato all'Iraq per l'occupazione del Kuwait, consentirono l'avvio di negoziati di pace che si conclusero con gli accordi del 1993-95. L'Olp ricevette il riconoscimento da parte di Israele dell'autonomia amministrativa di gran parte della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Nel 1996 si affermò con una schiacciante maggioranza alle elezioni del consiglio dell'Autorità palestinese di cui divenne presidente Y. Arafat.
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